
Prima di tutto, scrivi. Scrivi ogni parola, luce, fuga di lemmi avventata, sgrana tra i pensieri quello più salato ma poi pure tra gli sciapi afferra una manciata, mettila da parte, lasciala a riposo. Scrivi tutto quello che pensi abbia rilievo, anche la superficie, non dimenticare che un giorno pure quella si muterà in maroso. Scrivi gli angoli in cui la mente si incastra e scalcia per uscire di nuovo, e poi libera si dilegua in una corsa. Annota le pause, non scordare gli inciampi. Metti su inchiostro quello che non vuoi sia trascinato via con la tramontana, o scompaia con le luci delle auto che accelerano e rallentano le giornate, che resti imbrigliato sulle labbra screpolate, tra le frange della sciarpa, sulla punta delle dita, sul baratro della lingua, sullo sdrucciolo della fronte mentre pensi me lo ricorderò. Perché, come ben sai, non accade. E quindi scrivi, scrivi perché la tua testa è una tasca scucita la crepa di una roccia dove la goccia è già cascata e la scrittura una rete che trattiene. Scrivi, scrivi subito. Perché a immergersi ogni volta nei pensieri che precipitano con la speranza di ripescare ciò che va perduto, chissà che titani richiameresti dal fondo di quel fiume buio, dal letto del tuo insoluto. [E quindi scrivi, scrivi per lasciar dormire gli spettri e ridestare tutto il resto].