25 aprile, mio, nostro.

Ora quella non era una fine d’aprile qualunque: era quella memorabile dell’anno 1945. Non eravamo purtroppo in grado di intendere i giornali polacchi: ma il corpo dei titoli che cresceva di giorno in giorno, i nomi che vi si leggevano, la stessa aria che si respirava nelle strade e alla Kommandantur, ci facevano comprendere che la vittoria era vicina. Leggemmo « Vienna », « Coblenza », « Reno »; poi « Bologna »; poi, con entusiasmo commosso « Torino » e « Milano ».
Primo Levi, La tregua, Torino, Einaudi 1997, p. 277.
25 aprile, sul piano della mia storia personale uno dei giorni peggiori, se non il peggiore. Su quello di una storia più ampia, collettiva, universale, no. E’ sempre il 25 aprile e le emozioni sono sempre quelle belle. Anche ripensando al racconto di chi nel ’45 c’era, e non era che una ragazzina, e nel 2008 non ci fu più (ma è sempre qui).