Vie Valentine (e lente pubblicazioni)*

Come da tradizione (sono già due anni di seguito e nella migliore tradizione delle tradizioni cominciate e inventate che pare abbiano sulle spalle chissà quanti anni ma invece sono nate l’altroieri – e in effetti proprio l’altroieri riflettevo su questa cosa), il giorno di San Valentino è dedicato a viaggi in terre teutoniche. A differenza dello scorso anno, tuttavia, sarà solo una toccata e fuga in cui cercherò di gettare il più possibile l’occhio verso le Alpi, e cogliere in un battito di palpebra meccanico ancora più rapido (c’è il sole, sarà rapidissimo) la loro traslazione in bianco e nero**. Ho un rullino da finire, un altro da cominciare.

Malta acuisce la nostalgia dei monti. Una nostalgia che non si sa di avere finché non ci si ritrova al di sopra di essi, o ai loro piedi. Il senso di infinitesimale piccolezza e limite che dà il mare è diverso da quello che si prova al cospetto delle montagne. Nel mare ci si fonde, confonde, anche se in maniera limitata e temporanea. Il mare accoglie, travolge. In un modo o nell’altro se ne è parte.

Tra le montagne, invece, ci si sente sempre altro, estranei alla pietra, estranei a quell’aria rarefatta che i polmoni devono imparare a respirare di nuovo, estranei alle cime, alla maestà delle altezze che, almeno a me, parlano di altre possibili vite, lontane dal Mediterraneo.

Estranei, dicevo, e allo stesso tempo presi, afferrati e stretti da tanta rocciosa bellezza che narra di storie al di là di ogni tempo umano, di increspature e innalzamenti senza spettatore.

Le montagne promettono e permettono sempre un oltre che il mare allontana, allunga, rende irraggiungibile.

Eppure se dovessi scegliere a cosa somigliare e a cosa far somigliare la mia vita, sceglierei sempre il mare e la sua liquida irrequietezza, la sua calma solo di superficie.

*Facciamo finta che sia ancora metà febbraio. Avevo iniziato a scrivere questo post all’aeroporto di Vienna, in attesa del volo per Innsbruck. Avrei voluto aggiungerci qualche foto, prima di pubblicarlo e quindi l’ho lasciato in sospeso. Poi c’è stato il ritorno, la pioggia, grandine che pareva neve, l’uragano, il racconto per il concorso, il lavoro e mettiamoci pure che febbraio è corto e finisce sempre troppo presto e una cosa tira l’altra e quando l’ho ripreso era già marzo.

** Lo sportello della macchina fotografica si è bloccato (lo è ancora). Tiene prigioniero il rullino precedente, non mi ha permesso di metterne uno nuovo. Chissà quando ci sarà ancora una perfetta combinazione di cielo limpido, finestrino giusto, neve, montagne, aereo che fa manovra decisamente al di sotto della loro altezza prima di prendere quota e far tirare un sospiro di sollievo un po’ a tutti i passeggeri.