


Da quando questo universale rinchiudersi è cominciato, al di là di una ragionevole ansia sui cambi di direzione che avrebbe comportato e continuerà a comportare, mentre si cercava di mettere insieme – più come un minestrone che come un ordinato mosaico – il nuovo assetto del nostro quotidiano, si è anche cercato di non soccombere all’assedio fragoroso di 30, 100, 1000 modi di impiegare il tuo tempo! Cosa vedi fuori dalla tua finestra? Metti a posto i tuoi vestiti in ordine alfabetico! Gli ortaggi in frigo secondo tutte le sfumature dell’arcobaleno! Hai mai provato a fare un Mont-Blanc a casa? Creatività a tonnellate, prendine una manciata! Iscriviti a questo gruppo! Arte, musica, poesie da condividere, visite on-line di musei, città… Sì, dico a te, ma stavi davvero pensando di oziare sul divano tutto il pomeriggio a seguire le curve di intonaco e i disegni della luce sul soffitto? A leggere? Ad ascoltare musica? Senza gli occhi piantati su uno schermo? Attenzione! Leggete tutti l’ennesima mail sull’innumerevole quantità di strumenti per la didattica on-line che abbiamo a disposizione, questo mi sa che vi è sfuggito! Continuità! Facile, facilissimo! So excited! Thanks technology, thanks! Ready for the next lecture!
La clausura (qui a Malta) era iniziata da un minuto e sedici secondi e già c’erano persone di fronte allo schermo, a ripetere la loro lezione, con un sorriso da guancia a guancia, quello dei primi della classe, di chi è sempre stato più svelto a salire sul treno; mentre io mi chiedevo ma cosa vi siete presi?
E pensavo, fermiamoci. Fermiamoci qualche minuto o tre giorni interi a guardare i movimenti di questo nuovo paesaggio sociale da lontano, in silenzio, per vedere oltre l’opacità di questo più che previsto rivolgimento, non construendoci subito una facciata di blanda illusione che la norma sia ancora replicabile, perpetuabile, per poi a far sapere a chiunque, come un urlo nella rete, che wow, sì, puoi farcela anche tu. TU.
Io.
Io, cosa ho fatto?
Io, che già da settimane vivevo su altri paralleli, cercando di soffocare l’angoscia per quello che stava accadendo in Italia; io che rinchiusa in me stessa ci sto da una vita, e in casa la maggior parte del tempo (specie in seguito a certi terremoti sociali a cui ancora non riesco a rimediare) quando non viaggio, quando non nuoto, quando non ho appuntamenti di lavoro, quando non vado in cerca di altri posti per stare sola. Io che preferisco stare dietro un obbiettivo che davanti. Davanti lo trovo sempre inopportuno, invasivo, violento. Che ancora non rivedo i video della mia discussione di laurea. Che a malapena riesco a sostenere la vista di quelli delle recite scolastiche di trenta anni fa.
Io, di cosa ho riempito questa strana primavera?
Non di quello che avrei voluto, non così spesso. Le lezioni hanno iniziato a prendermi molto più tempo di quello che normalmente ci voleva prima. Tre, quattro volte tanto. Organizzare la spesa per mangiare pure. Dimenticare quanto l’esperienza di uscire sia divenuta disturbante (anche se non così limitata come in Italia) non ne parliamo. Immaginare cosa potesse servire e tutte le combinazioni utili e intelligenti per resistere almeno due settimane, lasciamo perdere. Cucinare sempre tutti i giorni anche per un’altra persona e non risolvere in dieci minuti con un riso in bianco o una fetta di pane e pomodoro anche.
Capire cosa leggere, cosa ascoltare, a chi dare retta. Come non soccombere a un virus anche più infido, quello dell’acriticità, del pensiero comodo, della generalizzazione.
Dalla sua cella lei vedeva solo il mare. Dalla sua cella lei avrebbe solo voluto vedere il mare. E spera di non scorgere due lune…
Questo è solo un preambolo. Scampoli di tempo per inseguire altro ci sono stati.
E quidi alla prossima, presto, con una serie di frivolissimi post dedicati, tra le altre cose a
Libere colture di capelli bianchi
La gioia di scoprire (avendolo dimenticato) l’esistenza di un terzo volume del già lunghissimo romanzo su cui sto da mesi e avere così da leggere altre 395 pagine di una storia che proprio ora sembra fatta apposta per queste giornate. Cambiato il paesaggio, cambiate le regole.
Il mancato cambio di stagione. Stagioni in casa.
Meditazioni sul tetto.
Ricette e Propp.
E chissà che altro, chissà. È quasi estate, tempo per svuotare il tempo, ce n’è.